L'assassino è in giro by Gil Brewer

L'assassino è in giro by Gil Brewer

autore:Gil Brewer [Brewer, Gil]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Noir
editore: Longanesi & Co
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


* * *

«Eccoli», disse Angers.

Lo guardai. Stava in piedi davanti alla macchina con i suoi adorati progetti in mano. Il grosso rotolo era intatto.

«Vieni», disse. «Non riusciremo mai a spostare l’automobile.»

«Forse sì.» Tentai di resistere.

«Andiamo.» Mi venne accanto e diede un’occhiata all’uomo disteso a terra; i fari di un’automobile si avvicinavano velocemente. «Attraversa la strada, amico.»

Attraversammo la strada prima che arrivasse l’altra automobile.

«Continua a camminare», disse Angers. «Tra poco, qui ci sarà una folla.» Lasciammo il marciapiede ed entrammo nel prato. Gli abiti, zuppi d’acqua, puzzavano di pesce e di marcio. Le scarpe sciaguattavano ad ogni passo.

La macchina si era fermata. Una voce maschile disse: «C’è qualcosa qui, dev’esser successo un incidente».

Mi volsi a guardare. Un uomo e una donna erano scesi dalla vettura e si avvicinavano al vecchio che giaceva a terra. Mi chiesi se fosse morto. Molto probabilmente, sì. «Ehi, voi due!» chiamò l’uomo.

«Continua a camminare», disse piano Angers. «Continua e non voltarti e non fermarti, amico.»

«Ehi, voi due! Andate a telefonare? Meglio chiamare subito l’ambulanza!»

«Non è morto», dissi. Mi parve che la mia voce venisse da molto lontano. «Hai sentito? Non è morto.»

«Sì», gridò Angers. «Andiamo a telefonare per un’ambulanza!»

Attraversammo il vasto prato liscio e girammo attorno ad un’immensa villa. Ero intontito. Mi aveva distrutto. Non avevo più nulla, ero vuoto, andato, finito.

Stavamo in una specie di cortile laterale che si apriva su una strada. Vedevo il marciapiede stendersi davanti a me, pallido nella luce color zafferano dei lampioni. Un’altra macchina si fermò laggiù, sulla riva del mare.

«Non posso continuare», gli dissi.

«Piantala, amico. Certo che puoi. Devi andare avanti.»

«Sono a terra.»

«Ti sentirai meglio subito. Ci procureremo degli abiti asciutti e…»

«Abiti asciutti? Dove?»

«Li troveremo. Andiamo, amico, cammina», disse.

Camminai. Uscimmo dal cortile e imboccammo la strada che andava verso ovest. Stavamo ad un paio di isolati dal punto in cui avevamo lasciato la Dodge e percorrevamo una strada obliqua, allontanandoci sempre più dal luogo dell’incidente. Mi chiesi vagamente dove fosse Lillian in quel momento. Come stava? Correva ancora? Era forse già andata alla polizia? A che cosa sarebbe servito?

Angers non sembrava affatto stanco. Avevamo tutti e due un aspetto terribile, ma lui camminava svelto e sicuro come quando lo avevo incontrato. Mi pareva che fossero passati degli anni, ed erano soltanto poche ore.

«Tra poco starai benissimo, Steve», disse Angers.

«Non starò mai più bene», risposi.

«Certo che starai bene. Senti, ricordi quello che ti ho detto oggi?»

«Che cosa?»

«Scappare, amico. Non tentare di farlo, capito? Perché ti sei comportato così?» Non risposi. Attraversammo la strada. La brezza che veniva dal mare agitava le foglie degli alberi e le faceva frusciare. Era una bella notte, fresca e serena, una bella notte di primavera.

«Lo so», disse. «Ti sei eccitato per colpa di Lillian, ecco perché. Vero, amico?» Lo guardai. Forse non se ne accorgeva, ma stava peggiorando di momento in momento. Se non dormiva da diversi giorni, aveva senza dubbio bisogno di sonno e di riposo, anche se non se ne rendeva conto. C’è un limite alla resistenza fisica.

«Immagino che Lillian si sia spaventata», disse.



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